Un libro racconta i 125 anni della Plosehütte

Ne è autore Vittorio Pacati, già presidente del CAI di Bressanone

 
 
 
 
 
 
Impressum
Volume edito In occasione del 125° anniversario (1887 - 2012) della costruzione e Inaugurazione del rifugio Città di Bressanone alla Plose.
Autore: Vittorio Pacati.
Editore: CAI - Sezione di Bressanone.
Fotolito, cnmposizione e stampa: Tiporafia A. Weger di Bressanone 2012.
Finito di stampare nel mese di giugno 2012.
    Conosciuto più semplicemente come rifugio Plose o Plosehütte, il rifugio «Città di Bressanone alla Plose", ubicato a quota 2445 sul massiccio della Plose in un area di grande interesse alpinistico e sciistico, compie 125 anni. E' stato costruito dalla Sezione di Bressanone del Deutscher und Österreichischer Alpenverein nel 1887, dal 1924 è di proprietà dalla sezione di Bressanone del Club Alpino Italiano.
Per festeggiare i 25 lustri di vita, la Sezione di Bressanone ha incaricato Vittorio Pacati, già presidente della sezione e consigliere nazionale, di scrivere un volume che ne narri le vicende. 
L'IMPORTANZA DELLA STRUTTURA. 
   II libro ha lo scopo di ricordare ed esaltare gli ideali e la generosa attività di tutte le persone che hanno dedicato parte del loro tempo libero per realizzare e far funzionare questa struttura, molto importante per lo sviluppo alpinistico e turistico di Bressanone. Contemporaneamente il trattato vuole essere un piccolo manuale per gli alpinisti in escursione da fuori provincia, affinché possano conoscere la città, la montagna su cui sorge il rifugio e le alte vie che lo collegano con particolare riferimento alla n. 2 delle Dolomiti Bressanone-Feltre, detta delle leggende. 
IL FONDATORE. L'opera è documentata e illustrata da numerose fotografie della struttura, ma soprattutto delle manifestazioni e delle persone a iniziare da quella del fondatore, Ignaz Peer, che era presidente della sezione alpinistica di lingua tedesca quando è stato inaugurato il rifugio, per finire a quella dell'attuale presidente della sezione CAI cittadina, Pietro De Zolt. Oltre alla presentazione di De Zolt, sono pubblicati gli indirizzi di saluto del sindaco di Bressanone Albert Pilrgstaller, del vicesindaco Gianlorenzo Pedron nonché del vicepresidente della giunta provinciale di Bolzano Christian Tommasini.
LA PRESENTAZIONE del volume è avvenuta giovedì 6 settembre 2012 a Bressanone nell'ambito di una manifestazione celebrativa dell'evento con la partecipazione di autorità e invitati. II Coro Plose ha allietato la serata.
(dal sito Internet del Club Alpino Italiano).


PREFAZIONE DELL'AUTORE DEL LIBRO
    Ho sempre nutrito una particolare affezione per il rifugio Città di Bressanone alla Plose perché è il simbolo alpinistico della mia città di adozione, ma, soprattutto, perché l'ho sempre considerato il muto testimone dell'attaccamento alla montagna dei pionieri brissinesi dell'associazionismo alpino e di tutti gli abitanti di questa bella città. Entrando nel rifugio, specie nella parte vecchia, mi sembra di toccare con mano le aspirazioni e gli ideali dei costruttori e la loro volontà di realizzare qui un punto fermo per dar forma disinteressatamente ai sogni degli amanti della montagna. I dirigenti dell'Alpenverein di Bressanone che hanno realizzato qui il primo rifugio, non avrebbero potuto costruirlo altrove. Tutti gli abitanti della media Valle d'Isarco, infatti, hanno sempre guardato con attrazione a questa nostra bella montagna e sicuramente hanno sognato di raggiungerne la cima e di spaziare con la vista sulle Alpi centro-orientali e sulle Dolomiti.


Il rifugio Plose nel 1888 (F. Gatt)

Il rifugio Plose nel 1908 (F. Gatt)

 

Il rifugio Plose oggi
   La visione della parte sommitale della Plose, dove c'è il rifugio, mi fa ritornare in mente, con insistenza, il verso dei poeta: "Sempre caro mi fu quest'ermo colle e questa siepe ..." e, nella finzione, la siepe che impedisce la vista e che innesca l'immaginazione, è rappresentata dai quasi due mila metri di dislivello che separano l'abitato di Bressanone dalla cima del massiccio.
   I primi rifugi furono costruiti sul punto più alto della montagna, o comunque, sul punto più alto possibile, tenendo conto delle asperità del terreno e della necessità di garantire il rifornimento idrico. La regola è stata seguita anche nella costruzione del rifugio Bolzano al Monte Pez, del Pian de Corones e, al di fuori della nostra provincia, è da ricordare il rifugio-osservatorio Capanna Regina Margherita sulla cima Gnifetti a quota 4.559. Il criterio rispondeva all'intima esigenza di dominare la montagna, di collocare e osservare sul suo vertice la prova dell'esito favorevole di quella che era definita la "lotta all'alpe". Sono nato a Valbondione, splendida località turistica a 900 m. di altitudine nelle Alpi Orobiche; dalla mia camera si vede il Pizzo Coca che misura 3.052 metri e che è stato, naturalmente, il mio primo tremila.
   II mio intenso legame affettivo a Bressanone e al suo rifugio, maturato durante oltre quarant'anni di residenza, mi ha portato a scrivere questo libro, con l'aiuto di molte persone, ma in particolar modo del CAI Bressanone. Esso vuol essere una ricostruzione degli eventi connessi direttamente o indirettamente con il rifugio Plose, ma soprattutto un riconoscimento per quanti, nel corso dei suoi 125 anni di vita, hanno lavorato per promuovere la conoscenza, il rispetto e l'amore per la montagna e per soddisfare le aspirazioni degli alpinisti ed escursionisti.
   Concepisco la storia di un rifugio non come la storia dell'esercizio alberghiero e, tanto meno, dell'edificio, bensì la storia di uomini che hanno lavorato e lavorano per questa realtà alpinistica, dei loro sentimenti e dei loro ideali. Uomini che progettano e s'impegnano a realizzare i propri sogni, le proprie aspirazioni e i propri programmi a favore della comunità.
   Parlerò anche della struttura ricettiva, dell'ambiente circostante con particolare riferimento alla città di Bressanone e alla sua montagna, la Plose, ricche di storia, caratteristiche e attività degne di essere menzionate. Parlerò delle associazioni alpinistiche di Bressanone, dell'una e dell'altra delle principali lingue parlate.
   La Plose fa parte delle Dolomiti; è necessario, quindi, esporre brevemente alcuni dati salienti di quest'eccezionale "patrimonio naturale dell'umanità" riconosciuto dall'UNESCO il 26 giugno del 2009.
   Esporrò sinteticamente alcuni elementi di storia dell'alpinismo e delle associazioni alpinistiche, anche perché strettamente collegate con la costruzione e gestione dei rifugi alpini. Cercherò, infine, di mettere in evidenza il lavoro e l'impegno a livello volontario degli uomini dell'Alpenverein e del Club Alpino Italiano, che si sono avvicendati nella cura del rifugio, allo scopo di promuovere e favorire l'alpinismo e l'escursionismo.
   Rivolgo un particolare reverente ricordo alla memoria di coloro che hanno dedicato parte del tempo libero per la costruzione, la gestione, il mantenimento e il funzionamento di questo nostro bel complesso e non sono più tra noi. 
Vittorio Pacati
Bressanone, giugno 2012
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