La visione della parte sommitale della Plose, dove c'è il rifugio, mi fa ritornare in mente, con insistenza, il verso dei poeta: "Sempre caro mi fu quest'ermo
colle e questa siepe ..." e, nella finzione, la siepe che impedisce la vista e che innesca l'immaginazione, è rappresentata dai quasi due mila metri
di dislivello che separano l'abitato di Bressanone dalla cima del massiccio.
I primi rifugi furono costruiti sul punto più alto della montagna, o comunque, sul punto più alto possibile, tenendo conto delle asperità del terreno e della
necessità di garantire il rifornimento idrico. La regola è stata seguita anche nella costruzione del rifugio Bolzano al Monte Pez, del Pian de Corones e, al di
fuori della nostra provincia, è da ricordare il rifugio-osservatorio Capanna Regina Margherita sulla cima Gnifetti a quota 4.559. Il criterio rispondeva all'intima
esigenza di dominare la montagna, di collocare e osservare sul suo vertice la prova dell'esito favorevole di quella che era definita la "lotta all'alpe".
Sono nato a Valbondione, splendida località turistica a 900 m. di altitudine nelle Alpi Orobiche; dalla mia camera si vede il Pizzo Coca che misura 3.052 metri e
che è stato, naturalmente, il mio primo tremila.
II mio intenso legame affettivo a Bressanone e al suo rifugio, maturato durante oltre quarant'anni di residenza, mi ha portato a scrivere questo libro,
con l'aiuto di molte persone, ma in particolar modo del CAI Bressanone. Esso vuol essere una ricostruzione degli eventi connessi direttamente o indirettamente
con il rifugio Plose, ma soprattutto un riconoscimento per quanti, nel corso dei suoi 125 anni di vita, hanno lavorato per promuovere la conoscenza, il rispetto
e l'amore per la montagna e per soddisfare le aspirazioni degli alpinisti ed escursionisti.
Concepisco la storia di un rifugio non come la storia dell'esercizio alberghiero e, tanto meno, dell'edificio, bensì la storia di uomini che hanno lavorato e
lavorano per questa realtà alpinistica, dei loro sentimenti e dei loro ideali. Uomini che progettano e s'impegnano a realizzare i propri sogni, le proprie
aspirazioni e i propri programmi a favore della comunità.
Parlerò anche della struttura ricettiva, dell'ambiente circostante con particolare riferimento alla città di Bressanone e alla sua montagna, la Plose, ricche di
storia, caratteristiche e attività degne di essere menzionate. Parlerò delle associazioni alpinistiche di Bressanone, dell'una e dell'altra delle principali
lingue parlate.
La Plose fa parte delle Dolomiti; è necessario, quindi, esporre brevemente alcuni dati salienti di quest'eccezionale "patrimonio naturale dell'umanità"
riconosciuto dall'UNESCO il 26 giugno del 2009.
Esporrò sinteticamente alcuni elementi di storia dell'alpinismo e delle associazioni alpinistiche, anche perché strettamente collegate con la costruzione e gestione dei rifugi alpini.
Cercherò, infine, di mettere in evidenza il lavoro e l'impegno a livello volontario degli uomini dell'Alpenverein e del Club Alpino Italiano, che si sono avvicendati
nella cura del rifugio, allo scopo di promuovere e favorire l'alpinismo e l'escursionismo.
Rivolgo un particolare reverente ricordo alla memoria di coloro che hanno dedicato parte del tempo libero per la costruzione, la gestione, il mantenimento e il funzionamento di questo nostro bel complesso e non sono più tra noi.
Vittorio Pacati
Bressanone, giugno 2012 |